TORINO. La decisione del sindaco, Stefano Lo Russo, di posticipare al 29 di ottobre la data di accensione del riscaldamento nelle case private (nel pubblico, eccetto scuole e ospedali, si partirà a inizio novembre) permetterà alle famiglie di risparmiare il 6 per cento, probabilmente anche il 6,3%, del consumo totale durante una stagione invernale con temperature nella norma.
La stime – messe a punto dai tecnici di Iren – rafforzano dunque le ragioni di una scelta che punta a contenere i costi energetici schizzati alle stelle dopo l’invasione russa dell’Ucriana e anche a non sprecare gas prezioso a fronte di temperature decisamente superiori alle media del periodo.
Torino non è l’unica città del Nord ad aver deciso di ritardare di una settimana il via libera fissato a livello nazionale il 22 ottobre. Una delle prime città a muoversi è stata Milano. Il primo cittadino, Giuseppe Sala, ha rinviato tutto al 2 novembre, una situazione certificata anche nel capoluogo piemontese dall’Arpa che prevede che questo andamento continuerà anche per la prossima settimana.
Il caso teleriscaldamento
A differenza di Milano, però, Torino ha una percentuale rilevante di abitazioni servite dal sistema di teleriscaldamento e Lo Russo non poteva che estendere la proroga anche a questa fonte di alimentazione. Una scelta necessaria anche alla luce delle proteste di cittadini ed esercenti contro il caro bollette. Un esempio? Alle Vallette per una casa di 92 metri quadrati a dicembre 2021 si pagava no 65 euro al mese mentre oggi ne servono 140. Senza dimenticare che buona parte di queste abitazioni sono di edilizia popolare. Chi abita in questi appartamenti è stato tra i più colpiti dalla crisi e ha un alto tasso di morosità che rende anche difficile accedere alle misure di sostegno messe a disposizione da Iren.
Allarme smog
Ma tra le cause di questa decisione c’è anche l’allarme per l’inquinamento. A partire dalla prima settimana di ottobre, infatti, si sono verificati superamenti del valore limite giornaliero del particolato atmosferico. Ieri, poi, è stato registrato per il sesto giorno consecutivo il superamento dei limiti del Pm10. Il primo sforamento risale al 14 ottobre: 57 microgrammi al metro cubo a Rebaudengo. Da allora il limite dei 50 microgrammi è stato costantemente superato con una punta di 63.